Difendere la Terra di Mezzo | Wu Ming 4

Difendere la Terra di Mezzo, pubblicato da Bompiani nella collana I grandi tascabili, è opera di Wu Ming 4.
Wu Ming 4 è lo pseudonimo con la quale Federico Guglielmi firma articoli sul blog Giap (che ti consiglio di andare a visitare) e alcuni libri solisti.
Io sono estremamente di parte, perché ammiro tantissimo la scrittura di Wu Ming 4 e la sua capacità di esprimere un concetto con chiarezza e semplicità. Cosa che me lo fa amare ancora di più, è la sua visione dell’opera di Tolkien, che sento vicinissima alla mia, condividendone la quasi totalità (dico quasi per il semplice fatto che sono ancora lontanissima dall’avere un quadro completo di quanto scritto da Tolkien).

Spesso Wu Ming 4 e il collettivo si sono espressi riguardo a Tolkien, alla sua opera e ai vari progetti che sono usciti in giro per il mondo, nati dai libri dell’autore. Si pensi solo da ultimo a tutte le polemiche e risse web che si sono scatenate con l’uscita de Gli anelli del potere (Amazon Prime), serie tv incentrata sull’ascesa di Sauron, ambientata anni e anni prima degli avvenimenti de Lo hobbit e de Il signore degli anelli. La serie è stata letteralmente stroncata dalla critica a causa di alcune scelte fatte dalla produzione riguardo il cast che avrebbe interpretato i/le protagonisti/e e il rimaneggiamento alquanto maldestro del materiale originale. La produzione è stata addirittura accusata di non conoscere in alcun modo le intenzioni e le idee di Tolkien. E qui potremmo aprire alcune osservazioni che alla larga ci porteranno a Difendere la Terra di Mezzo.

La prima. Se da un lato sono condivisibili, queste critiche sono oziose. Conoscere le intenzioni dell’autore, che è morto, ed è vissuto prevalentemente nella prima metà del ‘900, è difficile pure per chi l’ha conosciuto in vita, figurarsi per il resto del pubblico. Ci si può avvicinare a queste “intenzioni”, se mai ci fossero, solo leggendo le sue opere e i suoi carteggi. Ed è appunto leggendoli che emerge la grintosa energia di Tolkien e la sua piena e completa ammirazione nei confronti dei “rimaneggiatori” di opere altrui. Faccenda che lo riguarda da vicino.

La seconda. Tolkien non era schierato a livello politico. Per quanto ci sia un grande sforzo di appropriazione indebita e ideologica della sua opera, per quanto avesse conferito a certi suoi personaggi caratteristiche culturali ben precise, Tolkien non ha mai caldeggiato idee politiche di supremazia o di inferiorità di un popolo rispetto ad un altro. Che unə elfə o unə nanə abbiano la pelle nera o bianca o di un altro colore, è un problema che riguarda esclusivamente chi fruisce l’opera visiva. Tolkien questo problema non se lo pone, tanto è vero che nelle sue opere non specifica questo aspetto. Chi legge è assolutamente liberə di immaginarsi elfə, esseri umani, nanə e hobbit come meglio crede.

La terza. L’opera visiva deve necessariamente rimaneggiare il materiale originale. Le scelte di produzione costringono chi decide di trasporre un libro in un film o in una serie tv in qualcosa di completamente differente. Il tempo di proiezione, i costi di produzione e il budget, gli accenti che si scelgono di mettere sulla narrazione complessiva. Sono talmente tanti i compromessi che si devono fare per riuscire a tirare fuori un prodotto talmente commerciale come una serie tv, che tutti/e quelli/e che si sono illusi/e riguardo alla sua fedeltà, ahimè, sono così sciocchi/e, da far quasi tenerezza.

È mai capitato nella storia delle trasposizioni libro/film di vedere un prodotto che soddisfasse a pieno le aspettative? Per quanto mi riguarda, no. Mai visto. E posso buttare giù in scioltezza, gli ultimi due casi: Dune e Povere Creature! (ma di questi parleremo un’altra volta).

Possiamo tornare al saggio, ora.
Wu Ming 4 compie un lavoro preciso e mirato nel voler togliere Tolkien e la sua opera dal pantano delle ideologie, delle interpretazioni arbitrarie e simboliche e di tutto quel lavorio che da anni (lavorio che è iniziato già mentre l’autore era in vita e pubblicava) hanno voluto rivestire Tolkien di mille abiti e di mille orpelli.
Lo hobbit prima, e Il signore degli anelli poi, hanno rappresentato un punto di non ritorno nella storia della letteratura, come poche altre opere sono state in grado di fare. Già solo per questo, andrebbero considerate degne di attenzioni, nonostante i gusti letterari di chi legge. Wu Ming 4 vuole portare l’attenzione su questo, facendoci notare come a distanza di anni, e nonostante la morte di Tolkien, le sue opere siano più vive che mai, soprattutto grazie al lavoro instancabile di suo figlio (che è erede-curatore dell’opera del padre) e della fandom tolkieniana.
Wu Ming 4 pone alla nostra attenzione, secondo me, l’esatta misura di quello che rappresenta questo fenomeno. La potenza e l’energia che trasmette. L’opera di Tolkien è così poderosa perchè è semplicemente ed estremamente credibile. Potrebbe essere storia avvenuta nel nostro passato, talmente è stata curata dal suo autore. Chi altri, tra gli scrittori e le scrittrici che conosciamo oggi e che ci appassionano con i loro romanzi, possono vantare una tale dedizione alle loro opere?
Fedele alla cura dello scrittore Tolkien, Wu Ming 4, per me è l’esempio perfetto di fan che ha compreso la vastità e l’eredità che hanno lasciato alla letteratura l’opera di Tolkien (che secondo me può essere a buon diritto considerato uno dei suoi autori preferiti).
Leggerei questo saggio anche se non fossi d’accordo con nessuna delle idee di Wu Ming 4 talmente è scritto bene. Lo leggerei solo per poterlo criticare. Ma per me così non è, come ho già detto più sopra. Anzi ha rappresentato l’inizio dello studio serio e sistematico dell’immensa opera di J. R. R. Tolkien.